Gene Immediato

Una nomenclatura litica

by Carlo Villa

Esiste a Kioto, in Giappone, un giardino davvero singolare. Strutturato, come in molti di questi luoghi “di meditazione”, attorno a un perimetro a balaustra che lo comprende, ha nel suo interno, disposti a varia distanza fra loro e di evidenza differente, quindici sassi alloggiati in un letto di sabbia rastrellata come un pentagramma ad libitum: ebbene, e qui sta la singolarità del manufatto, da qualsiasi parte del perimetro si ponga lo spettatore, dei quindici sassi di varia grandezza e disposizione, costui ne vedrà soltanto quattordici..

A nostro avviso il fenomeno architettonico calza benissimo per sintesi metaforica con uno degli infiniti significati riferiti all’essenza stessa della poesia: mostrare le pieghe e le piaghe del nostro destino senza mai palesarne del tutto le implicazioni e i risvolti, i perché e le spiegazioni, di volta in volta avvalendosi di approcci allusivi, affondi feraci di ben altre coltivazioni e sistemi, cosicchè il disegno si stagli traumatico e “ tumefacente “ sempre per qualche suo anello mancante. Per Gene Immediato - mai nome e cognome d’autore è stato altrettanto indicativo – il perimetro giapponese è continua fonte di sorprese, la cadenza musicale d’un linguaggio ritmico e sensibilissimo, nel pentagramma dei versi che organizzano questo suo Per femminili occhi presentandoci settenari irti, trisillabi sbrecciati, endecasillabi monumentali, arroccati in immagini variegate d’una quotidianeità pingue di riferimenti storici e accanita nell’altalenare sgambetti alla geografia delle passioni, fin dal componimento che inizia con “ Lieningrad… “ . Ma, si badi bene, i litici versi, ci si permetta il bisticcio, non presentano mai un discorso “ immediato “, i flash allusivi, le citazioni foniche e gli omaggi enciclopedici leggendosi in definitiva attraverso un linguaggio di relazione che scombussola puntualmente le premesse appena alluse, sparigliando le carte d’una tavola in cui i giochi compositivi fanno continuo aggio al seme nascosto e all’esito imprevedibile, con sicuro godimento intellettuale..

La resa espressiva in Immediato è sicura anche dove la contratta e delusa aspirazione “ politica “ si fa sfinita e acre, e questo non è merito da poco, gli “universali“ di giustizia e di riscatto metabolizzandosi arditamente in elicoidali saliscendi struggenti per un ciò che sarebbe potuto essere, avendo a disposizione tutto il materiale possibile per ottenerlo: che diviene caleidoscopio sintattico e lessicale, per fortuna essenziale di per se stesso, mondo da riferimenti di cronaca e da ogni rancore manifesto. Il laboratorio “politico“ di Gene Immediato usa a scatto continuo il grandangolo e il teleobbiettivo per le sue istantanee d’approccio a una sensibilità slava al color bianco, non potendosi dimenticare, specie per i componimenti più giocati sul privato, la componente critica che lo contraddistingue, studioso accorto in una edizione preziosa della poesia dell’Achmatova. Un libro da leggersi dunque alla costante ricerca del sasso mancante.